1957 – Claude Barbier con Diether Marchart, Walter Philipp e Dieter Flamm attaccano la Civetta per realizzare una via nuova sulla Punta Tissi. A metà parete Diether Marchart è ferito da una caduta di sassi, cosicché lui e Claude Barbier sono costretti a scendere, lasciando Walter Philipp e Dieter Flamm a terminare la via: diventerà una delle più grandi classiche delle Dolomiti e Claude Barbier ne farà la prima ripetizione.
Sulle quaranta lunghezze piantano 44 chiodi, più 43 di sosta, e solo con le ripetizioni successive appariranno dei chiodi a pressione. La via è fortemente voluta in “libera” vera, pochissimi infatti risultano i passaggi in artificiale.
Walter Philipp scrive: “Già allora sognavo di poter una volta realizzare un’impresa che desse nuove glorie e nuova reputazione all’arrampicata libera, oramai in certi ambienti addirittura messa al bando. Negli anni successivi ci entusiasmammo sempre più all’idea che l’alpinismo moderno dovesse ricevere un forte impulso dall’arrampicata libera. Non ho alcun dubbio che queste parole incontreranno la più accanita opposizione precisamente in quegli ambienti alpinistici che persistono nel sognare un’aurea era di chiodi ad espansione. Con la Quota IGM (Punta Tissi) volevamo dare una prova ed una dimostrazione di tutto ciò”.
Ma questa profonda visione riceverà dai fatti una dura risposta, nettamente antitetica, proprio l’anno successivo. Il germe per un ritorno all’arrampicata libera è gettato, ma l’arrampicata artificiale avrà un forte colpo di coda …è il periodo della confusione, non privo di curiosi atteggiamenti, imprese esaltanti e furibonde controversie.
1965 - Ignazio Piussi, Roberto Sorgato e Pierre Mazeaud salgono la Punta Tissi (Civetta).
1981 – Graziano Maffei “Feo” e Paolo Leoni aprono la via Del Rifugio sulla parete Nord-Ovest di Punta Tissi (Civetta), e segnano l’entrata anche in Italia delle “diavolerie” americane (sky-hooks, cliff-hangers, etc.).